San Francisco, l’amore per la città “disegnato” sui muri

“C’è così tanto amore in questa città” recita un murale nel distretto di Mission.

Forse l’amore non è necessariamente così tanto, ma c’è sicuramente qualcosa di molto speciale in questa città, che ho sempre sentito durante le numerose visite che ho fatto in 40 anni a questa bellissima signora distesa tra l’oceano e la baia.

E non è solo per le viste iconiche del ponte, di Lombard St. o dei cablecars: dai tempi di Janis Joplin e degli Airplane fino ad oggi è stata una questione di atmosfere, creata dai suoi cieli nuvolosi e dalle calde giornate di sole; tutti i tipi di musica, le bellissime case vittoriane, l’architettura moderna, i venditori di cibo di strada, i ristoranti bio-vegani, il Flower Power, la techno people. E la squadra dei 49ers, naturalmente. E i quartieri dove etnie provenienti dalle più disparate aree del mondo si sono stabilite nel tempo: Chinatown, North Beach, Japantown e il barrio latino nell’area lungo Mission street con i suoi meravigliosi murales che raffigurano scene di Santi e Madonne, antiche divinità Maya… e Santana.

E sopra a tutto questo – letteralmente – corrono le linee elettriche: una rete infinita di fili, che sembra mantenere unita tutta la città e portare la scintilla che dà vita alle diverse attività, ma che, allo stesso tempo, sono l’onnipresente elemento nel paesaggio urbano: un simbolo che ci riporta indietro nel tempo, ricordando la storia spesso avventurosa e drammatica di questa città.

Ma partendo proprio da quel murale citato nell’introduzione, vorrei portarvi in una colorata passeggiata alla scoperta delle opere degli artisti di strada che possono raggiungere livelli di elevata qualità sia artistica che di intensità del messaggio spesso legato al sociale. Infatti è facile trovare soggetti legati alle leggende mitologiche degli Aztechi, Maya o altre popolazioni precolombiane.

Oppure lavori che illustrano l’opera e le azioni di personaggi di diversa estrazione e di grande spessore – Frida Kahlo, Martin Luther King, Gandhi, Cesar Chavez, Oscar Romero – fino a uomini donne e bambini che hanno sofferto l’emigrazione, la violenza e i soprusi subiti in quanto immigrati clandestini o meno,  e sono diventate figure che con il loro storia drammatica sono diventate iconiche per una resistenza civile ai problemi derivati dalla carenza di diritto al lavoro, alla casa, all’istruzione.

Un argomento ricorrente è il fare parte di una comunità e dunque molte opere celebrano non solo l’area della Mission ma anche scuole e particolari altri posti che sollecitano l’orgoglio di appartenenza e celebrano figure che hanno dato valore a queste piccole o grandi entità. Non solo riferenti alla comunità latina dato che che si possono ammirare murales dedicati ad altre comunità che vivono in città.  Ad esempio i murales rivolti alla comunità cinese, che descrivono fatti e personaggi di quel popolo.

Santana, i cui genitori sono emigrati insieme al giovanissimo Carlos dal Messico alla Mission, è un ‘eroe’ per la gente che vive in questo distretto. Pertanto aveva suscitato molto clamore il recente atto di vandalismo del murale rappresentante Santana, sulla 19 Strada all’incrocio con Mission St.  Il murale è stato ripristinato in pochi giorni, con grande ecco mediatico, dall’artista che lo aveva originariamente eseguito.

Ricordiamo che questo mezzo di espressione era stato sviluppato introdotto nella cultura messicana già in epoca precolombiana e in seguito rivitalizzato e sviluppato all’inizio del XX secolo poiché il vasto analfabetismo delle popolazioni Messicane e Latino Americane in generale,  poteva essere in parte superato da queste immagine didascaliche e di forte impatto sociale. I tre ‘maestri’ del muralismo furono ‘I Tre Grandi’, come erano chiamati Diego Rivera, José Clemente Orozco e David Siqueiros, che seppure con approcci ‘marxisti’ diversi, hanno portato il ‘muralismo’ alle più alte vette espressive.

Rimaniamo però nell’ambito della città di San Francisco: proprio in questa città esistono ancora i tre più famosi murales (anche se il termine tecnico più appropriato sarebbe affresco) di Diego Rivera. la prima opera, terminata nel 1931, si intitola ‘Allegoria della California’ e la si può ammirare, in orari e giorni specifici, nella grande scalinata del City Club al n. 155 di Sansome Street.

La seconda opera, dello stesso anno, intitolata “La realizzazione di un affresco che mostra la costruzione di una città” e si trova al n. 800 di Chestnut St. all’interno del San Francisco Art Institute. È considerato un ‘affresco dentro un affresco’ poiché mostra i pittori mentre eseguono l’affresco stesso impegnati sulle impalcature, sovrapposte all’opera che stanno dipingendo.

La terza ed ultima opera eseguita negli Stati Uniti da Diego Rivera è la grandiosa ‘Unità Pan-Americana’, (il cui titolo ufficiale è ‘The Marriage of the Artistic Expression of the North and of the South on the Continent’) un ‘collage’ di 10 pannelli di diversi ma complementari argomenti che spaziano del Messico precolombiano alla Seconda Guerra Mondiale e che si possono ammirare nel City College di San Francisco al n. 50 di Phelan Avenue. La dimensione totale è di circa 7 metri di altezza per 23 metri di larghezza ed era stato commissionato a Rivera per essere esposto in occasione dell’Esposizione Internazionale del Golden Gate.Il lavoro cominciato nel giugno del 1940 non fu terminato in tempo per il settembre dello stesso anno, data di chiusura dell’Expo, ma fu nondimeno continuato e portato a conclusione nel mese di dicembre.

I murales si possono trovare in ogni zona della città ma molti sono localizzati nell’area di Mission Street dalla 17a alla 25a strada. In particolare alcune strade sono ormai dedicate da anni a questa arte come  Sycamore, Balmy, Cypress e Clarion. Ma ogni vicolo o traversa della zona può riservare grandi sorprese…

E’ da sottolineare la provvisorietà di molte di queste opere. Infatti, mentre per alcune di esse per il loro significato, per la dimensione e per il valore intrinseco dell’opera stessa rimangono intoccabili e/o periodicamente restaurati, molte altre vivono finché non vengono ricoperte da nuovi murales, anche nel giro di pochi giorni. (nelle foto successive si vedono 2 artisti eseguire la propria opera sovrapponendola a opere preesistenti”

La foto successiva ritrae un opera “intoccabile”, sul posto da 20 anni.

Seguono foto di soggetto vario astratto/fantastico

 

Sotto la gallery completa delle immagini. Cliccando sulla prima si ingrandisce e è possibile scorrerle in sequenza.

 

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A 100 anni dalla nascita, Boston “mostra” JFK: persona e personaggio

La John F. Fitzgerald Presidential Library & Museum è un luogo da visitare se andate a Boston, per la vista sulla baia e la città, il parco, lo splendido edificio (progettato da Ming Pei) ed ovviamente per il museo. Fino al maggio 2018 un’ala del museo è dedicata la Centennal Exhibition intitolata“JFK at 100: Milestones and Mementos” che presenta una selezione di oggetti della collezione della JFK Library e segue la cronaca storica delle tappe della carriera e dell’amministrazione del Presidente Kennedy, unitamente agli eventi della sua vita personale e famigliare.

Il resto del museo racconta non solo la vita del politico e presidente JFK, e di sua moglie, ma fotografa il suo mondo quello della borghesia americana. Nel museo presenti molti reperti come la scrivania del fratello Robert, un pezzo del Muro di Berlino, la ricostruzione dello studio televisivo del confronto con Nixon, una navicella dell’Apollo. C’è anche molto della moglie Jacqueline: gli abiti, molte immagini e ricordi. Non manca la politica con filmati e documenti degli eventi che hanno segnato la presidenza Kennedy come la vicenda di Cuba.

Chi si aspetta, invece, di trovare materiale e documenti sull’assassinio resterà deluso, solo alcune foto in un corridoio tutto nero. Dalla primavera all’autunno nel parco antistante la baia anche la bellissima Victura, il suo piccolo yacht in legno a vela di 8 metri, costruito nel 1932, con il quale amava veleggiare.

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In “Loop” sui treni che corrono sopra Chicago

Chicago, la terza città degli Stati Uniti dopo New York e Los Angeles, vive adagiata lungo le sponde del lago Michigan. I 9,5 milioni di abitanti dell’area metropolitana (Chicagoland), un terzo afroamericani, un terzo europei, 20% di ispanici e numerosi asiatici, sono in continuo movimento per le ampie arterie della metropoli. Completamente ricostruita dopo l’incendio del 1871 la città ha intrapreso un’innovativa impresa igegneristica che ha fatto nascere a fine 800 una delle più prestigiose scuole di urbanistica ed architettura del pianeta.

I frutti sono stati numerosi tra questi la creazione del “loop”, una rumorosa ferrovia di 3 km (che fa parte delle linee della metro) che corre su binari sopraelevati attraversando le vie della downtown formando un anello (mezzo miglio quadrato) e delimitando il business district circolando rettangolarmente intorno di Lake Street a nord, Wabash Avenue a est, Van Buren Street sud e Wells Street ovest.

 

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