A spasso a Torino in cerca della sua “magia”
Guardando una splendida Torino affollata di turisti e residenti in una fresca serata di metà giugno, ti viene difficile crederla come città al centro di poteri nefasti.
In piazza Castello incontro Valter, segue un corso per foto giornalismo e sta cercando ispirazione per un servizio proprio sulla Torino magica, sul lato scuro della magia ovviamente.
“Qui tra le due statue equestri al centro della cancellata che delimita il cortile d’ingresso di Palazzo Reale è uno dei punti magici della città”, mi dice indicando un paletto alla cui sommità un anello al quale sono collegate due grosse catene. L’anello è lucido a causa della credenza: toccarlo porterebbe bene.
Quello indicato da Valter, il paletto tra i due Dioscuri, Castore e Polluce a cavallo, sarebbe il punto da cui partono le 12 linee immaginarie che suddividono la città in 12 settori, ognuno dei quali corrisponde ad un segno zodiacale. La cancellata che delimita l’ingresso è orientata esattamente verso il punto in cui sorge il sole.
Valter a questa cosa della Torino magica dice di non crederci molto ma mi racconta della tragedia del cinema Statuto quando a causa di un incendio, il 13 febbraio 1983, morirono 64 persone: 31 uomini, 31 donne, 1 bambino, 1 bambina.
64 come le caselle della scacchiera sulla quale il Diavolo gioca la sua partita; tragedia consumata il giorno 13 che nella simbologia dei Tarocchi è il numero della morte.
“Il giorno prima dell’incendio a Torino si stava svolgendo il Carnevale della magia -mi racconta Valter che ha seguito l’evento come fotografo ufficiale- ed al cinema quando è scoppiato l’incendio proiettavano il film La Capra che è il simbolo del diavolo oltre ad essere il sinonimo, in francese, di sfortuna”.
“Parlare dei misteri di Torino, come città magica, è affascinante ma non semplice perché se da una parte esistono molte ricerche e pubblicazioni che evidenziano alcune sue particolari origini storiche e leggendarie, che a dire degli studiosi esoterici sono indubbi segni soprannaturali, dall’altra parte, in contrasto, vi è il positivismo torinese che limita o nega i fatti”, scrive Giuditta Dembech, giornalista e saggista autrice del libro “Torino città magica”.
“Torino -continua- è considerata in tutto il mondo città magica in virtù di vari fattori tra cui molte sculture simboliche (rosoni, draghi, mascheroni, cani, leoni) collocate in vari punti della città che avrebbero valenza duplice per la magia bianca o benefica (con Lione e Praga) e magia nera o satanica (con Londra e San Francisco) due anime che si combattono aspramente per affermare se stesse, nonché dal trovarsi all’incrocio di due fiumi, il Po e la Dora Riparia, che rappresenterebbero il Sole e la Luna, ma soprattutto sarebbe punto d’incontro di diverse linee sincroniche (ovvero del reticolo molto irregolare di linee o canali energetici percepiti dagli esoteristi che algerebbero il pianeta di cui la scienza non sa dare spiegazioni ma che già anticamente i cinesi chiamavano “schiena del drago”) che trova in Torino un luogo geografico come pochi altri simili al mondo”.
Soggettivo il cederci o meno e trovare o non trovare conferme nei tanti racconti, come quelli di chi della Torino magica ne ha fatto una forma di business.
Somewhere è una agenzia che da anni organizza il giovedì e sabato, di sera ovviamente, un tour di due ore e mezza alla scoperta della Torino magica, ma anche delle sue bellezze. 25 euro a persona e c’è pure la possibilità di comperare una maglietta ricordo. Italiani ma anche francesi, inglesi, tedeschi, spagnoli, russi e giapponesi tra i clienti.
Intanto con Valter siamo arrivati davanti alla chiesa della Gran Madre, considerata uno dei luoghi centrali della magia bianca di Torino protetta da due statue, una dedicata alla Fede con il Graal in mano e l’altra alla Religione che sorregge una grande croce. La leggenda vuole che tra le due statue, sotto la grande scalinata che porta al colonnato della chiesa, sia sepolto proprio la coppa utilizzata da Gesù nell’ultima cena.
Le due statue hanno lo sguardo rivolto al centro di Torino, piazza Vittorio, la Mole Antonelliana, i Murazzi. Valter sta fotografando da vicino le statue, dalla mia posizione noto che il Santo Graal è proprio in mira del maxischermo allestito in piazza Vittorio per vedere le partite mondiali dell’Italia.
“Ecco li si che ci servirebbe un po’ di magia”, penso. Poi guardo oltre: Torino da qui è davvero magica.
Attrezzatura utilizzata: Nikon D7000; Obiettivo Sigma 17-70
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