A Roma il World Press Photo 2019

Fino al 26 maggio 2019 sarà possibile visitare, a Palazzo delle Esposizioni di Roma, la 62°edizione del World Press Photo.

La mostra ospita in “prima mondiale” le 140 foto finaliste del prestigioso contest di fotogiornalismo selezionate tra 78.801 immagini scattate da 4.783 fotografi provenienti da 129 paesi diversi.

I fotografi finalisti, che si sono contesi i premi, e protagonisti della mostra sono 43 provenienti da 25 differenti paesi: Australia, Belgio, Brasile, Canada, Repubblica Ceca, Egitto, Francia, Germania, Ungheria, Iran, Italia, Messico, Paesi Bassi, Norvegia, Filippine, Portogallo, Russia, Sud Africa, Spagna, Svezia, Syria, Turchia, Regno Unito, Stati Uniti, e Venezuela. Di questi, 14 sono donne (32%).

A vincere questa edizione per la foto dell’anno è stato John Moore(presente all’apertura della mostra per la stampa) con lo scatto Crying Girl on the Border che mostra la piccola Yanela Sánchez, originaria dell’Honduras, che si dispera mentre lei e la madre Sandra Sánchez vengono arrestate da agenti della polizia di frontiera statunitense a McAllen, in Texas, il 12 giugno 2018.

In mostra da quest’anno anche una sezione dedicata al Digital Storytelling con una serie di video che raccontano gli eventi cruciali del nostro tempo.

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Ricordare: ahora y siempre

Ahora y siempre  30.000 desaparecidos, presentes, ahora y siempre. Lo slogan urlato a ripetizione e diventato icona della memoria di un popolo, risuona in una Plaza de Mayo gremita all’inverosimile.

Buenos Aires 24 marzo 2019.

La stessa imponenza è riprodotta in centinaia di città in tutto il paese. Sarebbe necessario aggiungerle per quantificare adeguatamente l’entità del giorno: a 43 anni dal colpo di stato si è svolta a Buenos Aires la marcia per il “El Día Nacional de la Memoria por la Verdad y la Justicia”, la Giornata Nazionale della Memoria della Verità e della Giustizia.

Il nome, adottato nel 2001, con cui l’Argentina il 24 marzo celebra la commemorazione dell’anniversario del colpo di Stato civile-militare del 1976 e condanna il terrorismo di Stato, i crimini contro l’umanità perpetrati dalla sanguinosa dittatura dei generali dal 1976 al 1983.

Il 24 marzo ricorda soprattutto i 30.000 desaparecidos di quegli anni terribili: persone rapite, torturate e uccise nel nome del piano di riorganizzazione generale, il terrorismo di stato che uccise coloro che si opponevano alle idee politiche del governo.

Le protagoniste assolute della marcia sono le Madres de Plaza de Mayo un gruppo di donne lottatrici da anni politicamente organizzate e molto influenti, ma che dall’aprile del 1977, in pieno periodo repressivo cominciarono ad incontrarsi in Plaza de Mayo con il loro caratteristico fazzoletto bianco per rivendicare notizie e giustizia per i loro figli scomparsi.

Durante quegli anni si sono opposte alle feroci misure adottate dal governo, subendo continue persecuzioni, rapimenti e sparizioni. Nonostante la fine della dittatura del 1983 e l’avvio della fase di transizione democratica nel1983, le Madres hanno continuato con le loro marce e le loro azioni di giustizia, chiedendo la condanna dei militari assassini.

Nel corso degli anni le Madres sono diventate sempre più politicamente importanti e influenti ricevendo inoltre il sostegno e riconoscimento da tutte le più organizzazioni internazionali e associazioni per i diritti umani. Proprio per questo motivo e complice una situazione politico economica sempre più complessa, sempre di più la manifestazione del 24 marzo ha assunto un significato molto forte. E’ diventata la manifestazione delle manifestazioni in cui tutte le rivendicazioni di parità, sostegno economico giustizia sociale si concentrano proprio.

Sono grida di memoria, verità e giustizia con un occhio rivolto al passato, con uno al presente per cercare di cambiare una prospettiva futura che al momento non è rassicurante; un futuro pesantemente condizionato dal capo del governo, Mauricio Macri erede politico di coloro che hanno impiantato il capitalismo selvaggio attraverso le armi e la repressione.

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Il mito di Senna rivive ad Asti a 25 anni dalla scomparsa

Fino al 14 aprile sarà possibile visitare “Ayrton Senna 25” la mostra dedicata ad uno dei campioni di Formula Uno più amati.

In esposizione formula uno, tute, caschi e molti altri oggetti utilizzati da Senna nel corso della sua carriera, accanto a quelli della vita privata, per una collezione di memorabilia che da molti è considerata la più completa mai esposta in Europa.

Il percorso della visita si sviluppa in trenta ambienti tematici, effetti sonori, voci, immagini e filmati per ripercorrere la vita agonistica e non solo di Senna.

La mostra, visitabile nei suggestivi locali di Palazzo Mazzetti nel centro storico di Asti, è curata dall’Instituto Ayrton Senna attraverso il suo Padrino per l’Europa Claudio Giovannone. L’ingresso è libero.

Sotto il fotoracconto della visita, su Fotox.it altre immagine ad uso editoriale.

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