Argentina: la protesta sulle diseguaglianze sociali in Cile. E’ sconto con la polizia

La prevista manifestazione pacifica di lunedì 21 ottobre presso il Consolato cileno nel centro Buenos Aires a sostegno delle proteste in Cile contro l’aumento del 4% di prezzi del biglietto del bus, in generale contro il carovita e per protestare per i 15 morti e 2463 feriti (per ora) avvenuti negli scontri fra manifestanti e polizia, ha trasformato il centro della capitale argentina in un pomeriggio di guerriglia urbana.

Quando Stefano Scherma mi ha avvisato del sit-in, mi sono precipitata, li ho ascoltati, li ho registrati, li ho intervistati. La maggior parte di loro sono giovani cileni che vivono in Cile.

La situazione sembrava tranquilla tant’è vero che con Stefano siamo andati a prendere un caffè in un bar lì vicino. Nemmeno il tempo di finirlo che vediamo il movimento dei poliziotti che in massa si avvicina alla zona della protesta. Due minuti dopo eravamo in una pioggia di bottiglie che i dimostranti hanno lanciato contro la polizia i quali hanno risposto con colpi che mi hanno colpito e ferito alla gamba.

Nel frattempo alcuni dei dimostranti si sono recati nell’ambasciata per consegnare un documento al Console in cui:

  • Hanno chiesto di incontrare il presidente Piñera da La Moneda.
  • Hanno richiesto giustizia per i 13 morti ed equità nella qualità della vita.
  • Hanno affermato che le proteste non derivano dall’aumento di 30 pesos del prezzo del biglietto dei trasporti, ma da trent’anni di disuguaglianza.

Secondo le dichiarazioni, coloro che hanno portato il documento a Console sono stati maltrattati dai funzionari del consolato.

Alle 20.00 la situazione era sotto il controllo della polizia mentre i manifestanti rimasti cantavano “que lo vengan a ver, que lo vengan a ver, esto no es un gobierno son puras leyes de Pinochet”

Reportage di Sikiuk Mendez corrispondente di “Te lo cuento news”. Foto di Stefano Scherma

 

Copyright © Riproduzione vietata-Tutti i diritti riservati
Share

Ricordare: ahora y siempre

Ahora y siempre  30.000 desaparecidos, presentes, ahora y siempre. Lo slogan urlato a ripetizione e diventato icona della memoria di un popolo, risuona in una Plaza de Mayo gremita all’inverosimile.

Buenos Aires 24 marzo 2019.

La stessa imponenza è riprodotta in centinaia di città in tutto il paese. Sarebbe necessario aggiungerle per quantificare adeguatamente l’entità del giorno: a 43 anni dal colpo di stato si è svolta a Buenos Aires la marcia per il “El Día Nacional de la Memoria por la Verdad y la Justicia”, la Giornata Nazionale della Memoria della Verità e della Giustizia.

Il nome, adottato nel 2001, con cui l’Argentina il 24 marzo celebra la commemorazione dell’anniversario del colpo di Stato civile-militare del 1976 e condanna il terrorismo di Stato, i crimini contro l’umanità perpetrati dalla sanguinosa dittatura dei generali dal 1976 al 1983.

Il 24 marzo ricorda soprattutto i 30.000 desaparecidos di quegli anni terribili: persone rapite, torturate e uccise nel nome del piano di riorganizzazione generale, il terrorismo di stato che uccise coloro che si opponevano alle idee politiche del governo.

Le protagoniste assolute della marcia sono le Madres de Plaza de Mayo un gruppo di donne lottatrici da anni politicamente organizzate e molto influenti, ma che dall’aprile del 1977, in pieno periodo repressivo cominciarono ad incontrarsi in Plaza de Mayo con il loro caratteristico fazzoletto bianco per rivendicare notizie e giustizia per i loro figli scomparsi.

Durante quegli anni si sono opposte alle feroci misure adottate dal governo, subendo continue persecuzioni, rapimenti e sparizioni. Nonostante la fine della dittatura del 1983 e l’avvio della fase di transizione democratica nel1983, le Madres hanno continuato con le loro marce e le loro azioni di giustizia, chiedendo la condanna dei militari assassini.

Nel corso degli anni le Madres sono diventate sempre più politicamente importanti e influenti ricevendo inoltre il sostegno e riconoscimento da tutte le più organizzazioni internazionali e associazioni per i diritti umani. Proprio per questo motivo e complice una situazione politico economica sempre più complessa, sempre di più la manifestazione del 24 marzo ha assunto un significato molto forte. E’ diventata la manifestazione delle manifestazioni in cui tutte le rivendicazioni di parità, sostegno economico giustizia sociale si concentrano proprio.

Sono grida di memoria, verità e giustizia con un occhio rivolto al passato, con uno al presente per cercare di cambiare una prospettiva futura che al momento non è rassicurante; un futuro pesantemente condizionato dal capo del governo, Mauricio Macri erede politico di coloro che hanno impiantato il capitalismo selvaggio attraverso le armi e la repressione.

Copyright © Riproduzione vietata-Tutti i diritti riservati

Share

Boca Vs River. La partita vissuta nel covo dei tifosi del Boca

Dopo i disordini avvenuti all’esterno dello stadio River Palte a Buenos Aires, la finale del più importante torneo del calcio sudamericano (la Copa Libertadores) tra River Plate e Boca Juniors, le due maggiori squadre di Buenos Aires, si è giocata in Spagna, a Madrid.

3 a 1 il risultato finale per il River Plate che si aggiudica il trofeo.

Stefano Scherma ha visto la partita in un bar “culto”, nel quartiere della Boca all’interno del “ribeira sul”, un prolungamento dello stadio “la bomboniera” in cui si radunano “xeneises”, i tifosi del Boca junior. Un bar in cui i frequentatori più che tifosi sono degli attivisti del tifo.

Sotto il fotoracconto delle emozioni e la delusione dei tifosi.

 

Copyright © Riproduzione vietata-Tutti i diritti riservati

Share