“Un’antologia” di Paolo Pellegrin è alla Reggia

Dopo essere stata presentata al MAXXI di Roma e alla Deichtorhallen di Amburgo, la mostra “Un’Antologia” di Paolo Pellegrin arriva nelle Sale delle Arti della Venaria Reale.
Rispetto a quella allestita al MAXXI, le sale più piccole della Reggia -ma più numerose- offrono la possibilità di apprezzare maggiormente le opere che, nella versione “sabauda”, sono state arricchite anche con dei filmati. L’adattamento della mostra allo spazio espositivo della Reggia di Venaria è stato curato dallo stesso Pellegrin.

La rassegna presenta oltre 200 fotografie selezionate dall’archivio personale del fotografo della storica agenzia Magnum Photos.

“Le fotografie di Pellegrin, per la gran parte in bianco e nero, ci portano “Tra il buio e la luce”, dai conflitti armati che dilaniano il mondo, all’emergenza climatica che aggredisce e ferisce la Natura e lo stesso Uomo, come nel caso degli incendi in Australia”, spiegano nel comunicato stampa gli organizzatori.

Particolarità della mostra di Venaria -oltre alla location che già da sola merita la visita- una sezione speciale ed inedita dedicata ad un racconto personale ed intimo di Pellegrin: le fotografie realizzate in Svizzera con la propria famiglia durante il periodo della quarantena per il lockdown del coronavirus. La dimostrazione che non serve essere in Afghanistan, in Cisgiordania, in Iraq per raccontare storie attraverso gli scatti. Se sei Pellegrin, anche dal giardino di casa si può creare emozioni.

Queste foto –ha raccontato Paolo Pellegrin– sono molto diverse dal mio abituale lavoro. Dopo decenni di un certo tipo di fotografia, molto cinetica e molto dinamica, mi sono ritrovato a cercare momenti di silenzio. Non avevo mai fotografato seriamente la mia famiglia o le ragazze prima. Sì, li ho fotografati con un iPhone, come farebbe qualsiasi altro genitore, ma sentivo di voler documentare quel momento. E’ stato il periodo più lungo in cui sia mai stato con la mia famiglia perchè sono sempre in viaggio. Passare quel tempo insieme è stato molto speciale. Allo stesso tempo, non penso alle immagini come a un diario di una quarantena. Ovviamente quell’elemento c’è, ma ho voluto toccare qualcosa che fosse più atemporale e universale. Qualcosa sulle ragazze, sul passare del tempo, sui cambiamenti. Qualcosa che fosse nel momento ma che anche lo trascendesse”.

La mostra sarà visitabile fino al 31 gennaio 2021, gli ingressi, anche nelle singole sale, sono a numero limitato per via delle norme anti Covid: meglio prenotare la visita online.

Sotto il nostro fotoracconto della visita. Clicca sulla prima foto per ingrandirla e scorri per vedere tutte le altre.

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Il Miglio Sacro con i ragazzi che stanno facendo “scoprire” il Rione Sanità

Antonio comincia a raccontarmi della Cooperativa la Paranza dopo un’oretta che siamo in giro per il Rione Sanità di Napoli. Si siede nella navata della Basilica di San Gennaro Extra Moenia -che è certo luogo di culto ma anche spazio di incontro culturale per mostre ed eventi, ingresso all’area delle Catacombe e fino a una decina di anni fa magazzino dell’Ospedale San Gennaro in cui è inglobato- e comincia a descrivere il luogo, poi parlando della Cooperativa che ha permesso la rinascita di questi luoghi un tempo abbandonati e comincia.

“Ci siamo chiamati Paranza come le cose belle e buone della nostra terra”, dice Antonio volendo subito creare una linea di demarcazione con i luoghi comuni che legano il quartiere, alla visione data dai film come Gomorra o dal libro di Saviano “la Paranza dei bambini”, per l’appunto.

Antonio è la mia guida nel quartiere Sanità: stiamo ripercorrendo “il Miglio sacro”, uno dei percorsi che i ragazzi della Cooperativa La Paranza propongono ai turisti.

“Siamo nati una decina di anni fa, grazie ad una delle tante intuizioni diventate realtà di Don Antonio Loffredo, ora diamo lavoro a 35 persone, quasi tutti ragazzi della Sanità”, spiega Antonio.

Don Loffredo è il parroco del Rione Sanità, da una ventina d’anni cerca di dimostrare che in un quartiere giudicato difficile, ma ricco di storia, di cultura, di tesori architettonici e gastronomici, si può fare nascere opportunità e dare lavoro e futuro ai ragazzi del posto.

Antonio mi racconta che tutto nasce da una scommessa, riportare alla luce quegli gli spazi delle Catacombe che fino ad allora erano state lasciate al degrado e farne un luogo di attrazione turistica. Don Loffredo prepara il progetto cerca finanziatori e supporto, presenta un bando per ottenere fondi dall’Unione Europea e lo vince. Comincia così il percorso di rinascita che in pochi anni ha consentito di aprire questa parte delle Catacombe di Napoli fino ad allora chiuse e portarci, nel 2018, oltre 150 mila turisti e dare lavoro a 35 ragazzi.

Tra loro Amara un ragazzo senegalese che parla un perfetto napoletano arrivato due anni fa con i barconi ed ospitato in una colorata accoglienza della parrocchia a fianco del Cimitero delle Fontanelle. Amara è oggi la guida dei turisti francesi nel sottosuolo del Rione.

Un interesse turistico per il Rione che ha generato anche un notevole indotto con la rinascita di ristoranti ed altre attività dedicate al turista confermando la visione di Padre Antonio, dare una prospettiva lavorativa e di sviluppo al quartiere.

Quello del Miglio Sacro è uno dei percorsi turistici proposti dalla Cooperativa, a mio parere il più bello perché permette di vivere il Rione che diede i natali anche a Totò.

Si parte da Porta San Gennaro e da subito ci si immerge nel colorato e vivo quartiere attraverso il suo mercato, i suoi palazzi storici come Palazzo Sanfelicie e quello dello Spagnuolo (resi famosi da molti film), i vicoli, le chiese (tre le quali la bellissima Basilica Santa Maria della Sanità), le Catacombe ed il Cimitero delle Fontanelle.

Grazie a La Paranza, ed ad altre Cooperative che sono nate negli anni successivi, oggi un quartiere considerato un ghetto è diventato meta turistica dimostrando che questa è la vera ricchezza, una certa alternativa a quanto può proporre la criminalità.

Ed al termine delle tre ore in compagnia dei ragazzi de la Paranza, anche il vostro cuore batterà forte per La Sanità.

Guarda il fotoracconto di Norberto Maccagno cliccando sulla prima foto sotto.

 

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Le mani di Quinn, che “sorreggono” Venezia

Escono dal Canal Grande per sorreggere, idealmente, Ca’ Sagredo; e l’effetto è decisamente realistico. E’ questa l’opera di Lorenzo Quinn -artista italiano (nato a Roma) figlio dell’attore hollywoodiano Anthony Quinn e della seconda moglie, la costumista veneziana Iolanda Addolori – inaugurata venerdì 12 maggio a Venezia in occasione dell’apertura della Biennale

L’interessante progetto artistico (un’installazione tra gli 8 e i 9 metri di altezza dal titolo “Support”) emerge dall’acqua in Canal Grande nell’area di Rialto, tra la Ca’ D’Oro e Campo Santa Sofia.

“La scultura –si legge nel comunicato stampa- segna l’evoluzione artistica di Quinn e la sua sperimentazione con nuovi materiali e nuove prospettive orientate a trasmettere la sua passione per i valori eterni e le emozioni autentiche. Esempio di un’arte armonica ed equilibrata, è stata concepita per rappresentare le più recenti riflessioni dell’artista sulle problematiche ambientali e sulle variazioni del clima che oggi la nostra società si trova ad affrontare”.

L’installazione sarà visibile al pubblico fino al 26 novembre; per tutto il periodo dell’esposizione all’interno dell’Hotel Ca’ Sagredo saranno in mostra alcune versioni di altre opere di Lorenzo Quinn.

 

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Guerre Stellari, la mostra. Ma non chiamateli “giochi”

Si titola “Guerre Stellari Play” la mostra che dal 9 al 16 luglio –Magazzini del Cotone di Genova- ripercorre la saga “che ha appassionato tre generazioni” attraverso le riproduzioni Hasbro.

La mostra, già proposta a Roma, offre la possibilità di ammirare una raccolta di modellini, action figure, manifesti, costumi, caschi e libri; il curatore, Fabrizio Modina, racconta l’evoluzione di tutto il merchandising legato alla serie di film che ha fatto la storia della fantascienza cinematografica.

Oltre 1.000 i pezzi, vere opere d’arte, in mostra tre cui le riproduzioni in scala naturale di Darth Vader, degli Stormtrooper e del maestro Yoda.

Il percorso si sviluppa su due piani, un audioguida, compresa nel biglietto di ingresso (13 euro, ridotto 11euro), racconta le varie ambientazioni proposte ed i segreti delle collezioni esposte. La mostra è anche (minimante) interattiva, i visitatori possono riprodurre alcuni disegni, ricalcando quelli originali su carta velina, o scoprire, inserendo il proprio nome e cognome su uno schermo, quale sarebbe il proprio ruolo nella saga.

La mostra ha anche finalità formative: gli scenari e i paesaggi più famosi fanno da spunto per parlare di galassie, stelle e sistemi solari, un percorso è anche pensato per conoscere le esplorazioni spaziali umane dai primi voli orbitali sino agli allunaggi.

Questo il nostro fotoracconto (per ingrandire le immagini cliccare sulla prima e poi proseguire utilizzando le freccia)

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